Io custode di mio fratello - Service per un laboratorio di sartoria artigianale in memoria di Eliana Centrone, pioniera di opere rotariane in Benin

pubblicata il 25/08/2025

Progetti
Io custode di mio fratello - Service per un laboratorio di sartoria artigianale in memoria di Eliana Centrone, pioniera di opere rotariane in Benin

Io custode di mio fratello – importante progetto di solidarietà e di pace del Rotary club di Bisceglie.
IL SERVICE è STATO DEDICATO ALLA MEMORIA di Eliana Centrone, pioniera di opere rotariane in Benin e prima a recarsi al Centre Saint Camille per testimoniarne le effettive necessità

Dopo un faticoso lavoro di ricerca e coordinamento si è concluso  il progetto Io Custode di mio fratello con cui La “magia del Rotary” ha creato  un laboratorio di sartoria artigianale per la riabilitazione delle malate di mente ospiti del Centre Saint Camille de Lellis in Benin . Certamente non si tratta della magia delle favole con bacchette magiche e incantesimi, bensi del frutto di un fantastico lavoro triennale portato avanti, insieme ad altri non meno validi, con determinazione e certosina costanza.

Il progetto rimanda nel titolo alla risposta di Caino quando il Signore gli chiese dove fosse suo fratello Abele: “E che sono io, il custode di mio fratello?” Una risposta che oltre a nascondere una colpa, è quella più comoda per scaricarsi di ogni responsabilità. è quella che purtroppo molti continuano a dare di fronte alla complessità di tanti problemi. “,E che posso fare io? Io devo salvare il mondo?” – è facile dire, girando la testa dall’altra parte. E invece Sì, tutti possiamo fare qualcosa per aiutare il prossimo e , nel nostro piccolo, il mondo. Ognuno di noi deve essere custode di suo fratello sia esso vicino sia esso a migliaia di km. di distanza. A un fratello che ha bisogno bisogna tendere la mano per aiutarlo a risollevarsi e a uscire da una situazione di  disagio. Se il disagio è mentale è ancor più difficile intervenire ma..volere è potere e il Rotary con la sua attenzione e la sua determinazione ha potuto. L’occasione si è presentata quando, nel novembre 2022, un terribile servizio di Monica Maggioni in Settestorie, trasmissione che andava in onda in tarda serata su RAI1, ha mostrato scene deliranti di malati di mente (o almeno considerati tali) nei villaggi, legati a un albero e lasciati così fino alla morte; in città, incatenati nudi al suolo e abbandonati alla loro sorte. Li si abbandona perché li si crede posseduti dal demonio, perché sono diversi, se mai solo epilettici o con difetti fisici, e se ne ha paura, anzi non li si tocca nemmeno per timore di essere contagiati. Così questi esseri umani sono ”i più dimenticati tra i dimenticati”.

Grazie al duro lavoro di una persona speciale - che a noi di Bisceglie ha  richiamato la figura di don Pasquale Uva e della sua benemerita Casa della Divina Provvidenza  creata nel 1922 - un laico illuminato, Gregoire Ahogbonon, oggi in Africa sorgono vari centri di accoglienza, di cura e di riabilitazione. Appunto a uno di questi Centri è rivolto il nostro progetto, inteso soprattutto a recuperare  le donne che in questa situazione, come al solito, sono le vittime più penalizzate. Così dopo essere riusciti, per una serie di coincidenze fortunate, a trovare un contatto in Italia con un’associazione che si  impegna ad aiutare questi centri ed è in continuo contatto con il fondatore Gregoire Ahogbonon, è stato stabilito un piano d’azione per il recupero di queste povere derelitte che spesso non sono pazze ma solo epilettiche o con difetti fisici o semplicemente terrorizzate da maltrattamenti.

 Un laboratorio di sartoria è apparso il più utile, un laboratorio con macchine da cucire non certo elettriche bensì a pedale, in quanto, una volta riabilitata, la persona potrà portare nel suo villaggio, dove non c’è elettricità, la macchina che ha imparato ad utilizzare per creare manufatti di vario tipo, secondo gli insegnamenti di una formatrice del Centro. La stessa potrà così contribuire all’economia del villaggio e conquisterà una dignità mai avuta. Sarà un’opera di rieducazione non solo di una persona ma di un intero villaggio e ancor di più si contribuirà all’eradicazione della diffusa credenza che quelle donne sono possedute dal demonio.

Convinti dell’efficacia dell’idea, ci si è messi alla difficile ricerca di macchine da cucire datate. Non è stato facile ma il racconto di tanta ignoranza e crudeltà ha commosso molti e, grazie anche a un passaparola, sono state raccolte 13 macchine a pedale, di cui però solo 9, dopo l’intervento di un tecnico specializzato, sono risultate pienamente funzionanti e corredate di pezzi di ricambio. Non solo, la generosità  di amiche e commercianti ha fatto sì che si potesse garantire un lavoro agile inviando filati, forbici da sarta, zip, bottoni, elastici, centimetri a nastro e quant’altro ritenuto utile.

Il progetto si è poi arricchito di un’appendice altrettanto valida, sempre mirante alla rieducazione delle “più dimenticate tra i dimenticati” ; infatti, grazie alla generosità e alla sensibilità di amici e amiche rotariane e non, si è potuto raccogliere materiale a sufficienza per allestire un “laboratorio di cucina tradizionale” quanto mai efficace per l’integrazione delle “riabilitate” al momento del rientro al villaggio. Fiore all’occhiello, infine , un lettino da ospedale completo di materasso e coprimaterasso impermeabile che andrà ad assicurare una degenza più igienica e dignitosa nell’ ospedale di uno dei centri.

Che dire? Questo non è il resoconto autocelebrativo di un progetto Rotary, ma è la dimostrazione che davvero il Rotary è  magia e  ci vede Uniti per fare del bene, uniti non solo i soci dei club ma i tanti che hanno una sensibilità rotariana pur non portando il distintivo, i tanti cui basta presentare un progetto credibile e ben motivato per vederli pronti a sostenerlo con entusiasmo e sincero coinvolgimento. In primis, tra gli  amici che qui si ringraziano davvero con grande riconoscenza, l’Opera don Uva che  ne ha condiviso da subito le finalità   contribuendo in maniera importante alla realizzazione dello stesso e poi la signora De Palo che ha concesso un locale deposito; i tanti  che spontaneamente hanno offerto le macchine appartenute alle loro mamme o nonne e custodite come ricordo di famiglia; Daniele che ha dedicato vari pomeriggi a rimetterle in uso; coloro che non avendo macchine da cucire hanno procurato filati, forbici, elastici, zip, bottoni e altro materiale da laboratorio sartoriale , infine coloro che si son fatti venire l’idea di un laboratorio di cucina tradizionale poi concordato con l’associazione Jobel che ha accolto a Gorizia i tre bancali spediti per poi caricarli con altro materiale, soprattutto sanitario, in un container che partirà in settembre per il Benin.     

Il progetto, che sembrava economicamente mastodontico e di difficile realizzazione, è scivolato agile dimostrando la realtà del motto rotariano 2025/26  “Uniti per fare del bene” e la bellezza della continuità che sottende al passaggio annuale da un direttivo all’altro.   “Uniti per fare del bene” non solo nel dare contributi economici ma nel mettere in gioco se stessi rimboccandosi le maniche e rinforzando l’amicizia lavorando fianco a fianco con amici-soci e amici poi divenuti tali . E’ stato bello vedere in un’atmosfera da Boy Scout, il Presidente, Nico Dell’Orco, e il segretario distrettuale, Mauro Pedone , scaricare personalmente dal furgone della PedoneStore le macchine e il materiale caricato in precedenza dall’imprescindibile Giuliano Porcelli, District Finance Chair 2024/25, e dal past president  del club di Bisceglie, Peppino Cortese, sotto l’occhio attento della responsabile del progetto, Marcella Di Gregorio, che, date le sue piccole dimensioni, non poteva far altro che attaccare etichette con il logo del Rotary e il nome del progetto, nonché scattare soddisfatta decine di fotografie e/o girare video da inviare anche ai non inclusi nella chat del club ansiosi di conoscere lo stato dei lavori. Un agire familiare e determinato è stata la caratteristica di questo service che ha raccolto approvazione e consensi da tutti coloro che ne sono venuti a conoscenza e che ha contribuito a far crescere anche a livello locale la stima e l’apprezzamento per il nostro sodalizio. Grazie a tutti e…alla prossima, anzi AL  PROSSIMO .

Marcella Di Gregorio