Giornata degli Internati Militari Italiani

Data evento: 20/09/2025

Eventi Rotary
Giornata degli Internati Militari Italiani

“L’armistizio dell’8 settembre 1943 segnò una frattura profonda nella storia italiana. Il nostro Paese si ritrovò occupato da due eserciti stranieri, fu perso il controllo del nostro destino” con queste bevi ma incisive parole, Nicola Dell’Orco, Presidente del Rotary Club di Bisceglie per l’A.S. 2025-2026, ha introdotto l’evento organizzato dal Club il 20 settembre 2025, in occasione della Celebrazione della Giornata degli Internati Militari Italiani (IMI) nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dopo l’introduzione del Presidente di Club, la parola è passata al primo dei relatori, il Gen. Pasquale Preziosa, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e socio del Rotary Club di Bisceglie, che ha cominciato ad approfondire una delle pagine più dolorose e troppo spesso dimenticate della storia italiana, facendo notare che in quel frangente è completamente mancata una Leadership, che orientasse l’esercito italiano. Difatti, Pasquale Preziosa, ha sottolineato quanto il Rotary International faccia bene, invece, ad investire sulla formazione dei propri soci in tal senso. Dall’altra parte, i tedeschi si preparavano da tempo a un eventuale “tradimento” italiano ed ebbero, perciò, una reazione tempestiva, occupando il territorio e smantellando il nostro esercito, disorganizzato proprio per la mancanza di ordini: un milione di soldati furono catturati nel giro di pochi giorni.

Anche al Sud Italia, la situazione non era delle migliori, sottolinea ancora Pasquale Preziosa, dove già prima dell’armistizio oltre 250.000 soldati italiani erano stati catturati dagli alleati anglo-americani.

Dopo l’incisivo inquadramento strategico-militare offerto dal nostro Generale, ha preso avvio l’intervento di Nicola Neri, Professore di Storia delle Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Bari, che ha ulteriormente approfondito la triste vicenda: oltre 700.000 furono i soldati italiani deportati nei campi di prigionia tedeschi e classificati non come prigionieri di guerra, ma come Internati Militari Italiani (IMI). Fu questo un escamotage per aggirare le tutele della Convenzione di Ginevra, i nazisti poterono sfruttare, infatti, gli internati come forza lavoro nei settori produttivi, soprattutto bellici. Si giustificarono in questo modo anche condizioni di prigionia durissime: baracche fatiscenti, cibo insufficiente, igiene precaria, malattie dilaganti. Il pane era spesso mescolato a segatura, in quanto le quantità erano insufficienti, e i soldati italiani pagarono con la propria vita. Molti dei nostri militari furono catturati anche in Grecia, sottolinea Nicola Neri, dove era ancora caldo, perciò indossavano la divisa estiva. Questi uomini retarono per due anni con quella stessa divisa estiva, ma al freddo dei campi di concentramento tedeschi.

Gli internati venivano identificati con precisione maniacale, privati di ogni diritto e sottoposti a controlli serrati. Anche l’appello giornaliero era foriero di grandi sofferenze, restavano esposti a bassissime temperature, senza un abbigliamento adeguato, per ore a rischio costante di perdere la vita a causa del forte freddo.

Pur avendo sempre vicino un tavolo su cui erano collocati i moduli per poter immediatamente aderire alla Repubblica di Salò o alle SS, oltre 600.000 IMI rifiutarono, scegliendo consapevolmente la prigionia al collaborazionismo, per molti anche al costo della propria vita. Non tutti per motivi politici, ma la maggioranza per dignità e per non venir meno al giuramento fatto, evitando così di trovarsi nell’amara condizione di combattere contro altri italiani.

Durante il suo intervento, Nicola Neri ha avuto la grande capacità anche di riportare ai giorni nostri quanto vissuto dai militari internati, ricordato quanti, poi, siano diventati noti in diversi ambiti dall’arte alla politica, dall’imprenditoria al cinema e all’intrattenimento. Ad esempio, una canzone che rimarca la grande dignità dei soldati italiani è “C’è chi dice no” di Vasco Rossi, che diede parole e musica alla tragica esperienza vissuta da suo padre, che fu un Internato Militare Italiano, che ebbe la fortuna di fare ritorno a casa.  

Anche il rientro in Italia di questi valorosi fu lento, disorganizzato e molto spesso ignorato dalle istituzioni. Come testimoniato nel corso della serata da Raffaele Pastore, socio del Rotary Club Bisceglie e figlio di un IMI, che però non fece mai ritorno dal campo di prigionia: sua mamma che visse pochi anni dopo la fine dei tumulti bellici, non percepì mai alcuna indennità a sostegno della famiglia, vista la perdita della vita del proprio coniuge in un campo di prigionia tedesco. Infatti, molti ex internati furono accolti con indifferenza o addirittura sospetto, accusati ingiustamente di codardia. Solo negli ultimi decenni si è cominciato a riconoscere il sacrificio dei soldati italiani e a ricostruire la memoria di una vicenda rimasta troppo a lungo ai margini della coscienza collettiva e il Rotary Club di Bisceglie è da sempre impegnato in tal senso, anche per la triste vicinanza a tali atrocità.

E’ questa una pagina della storia che testimonia la ferocia umana che può portare anche alla totale perdita del rispetto per la vita e per la dignità, che non può e non deve essere dimenticata, soprattutto per il pericolo di ripetere gli stessi errori di disumanità, come purtroppo in tante parti del modo sta avvenendo sotto gli occhi increduli di molti di noi.

Nadia Di Liddo

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