Un viaggio singolare nell'Inferno, Purgatorio e Paradiso ... attraverso Dante e Dalì

pubblicata il 14/03/2017

“Nel mezzo del cammin di nostra vita,

mi ritrovai in una selva oscura,

che la diritta via era smarrita….” (Dante, La Divina Commedia, canto I, vv. 1-3)

“Che cos’è il cielo? Dove si trova?

Il cielo non si trova né sopra, né sotto, né a destra, né a sinistra;

il cielo è esattamente nel centro del petto dell’uomo che ha fede” (Salvador Dalì)

Tutti abbiamo una conoscenza, più o meno scolastica, dell’immenso  capolavoro di Dante, e chi, almeno una volta, non ha immaginato di attraversare i regni dell’oltretomba, accanto a Dante,Virgilio e Beatrice? Ebbene, questa opportunità l'abbiamo vissuta  domenica  5 febbraio 2017, attraverso un’ interessante visita alla mostra itinerante “Dalì, La Divina Commedia”, progettata come un percorso graduale tra Inferno (a Palazzo de’Mari ad Acquaviva delle Fonti), Purgatorio (nel castello Caracciolo di Sammichele di Bari) e Paradiso (nella Chiesa di Sant’Oronzo a Turi).

Insieme agli amici del R.C. Corato, in un crescendo di emozioni e sensazioni  abbiamo ammirato le straordinarie xilografie di Salvador Dalì, che ritraevano Dante all’inizio del suo viaggio,  rivolto verso il monte; le creature mostruose e mitologiche quali Caronte, Minosse, Cerbero e il Minotauro; i protagonisti , tra cui Farinata degli Uberti, nobile ghibellino, rappresentato non “da la cintola in su”, come nel canto X dell’Inferno, ma in tutta la sua interezza ed imponenza, a testimoniare l’appartenenza ad una delle casate più antiche e rinomate di Firenze; e il Conte Ugolino, che nell’opera rosicchia il cranio de l’arcivescovo Ruggieri, ma il cui teschio qui è raffigurato da Dalì con una pietra al centro dell’immagine , mentre le ombre di Dante e di Virgilio sono appena accennate ed Ugolino è posto in posizione dimessa, lontano da tutti.

L’immagine più forte del Purgatorio, oltre che la più discussa dalla critica, è quella dell’angelo che, con i suoi  amorali  cassetti dei peccati,  introduce Dante e Virgilio nel regno dei penitenti “dove l’umano spirto si purga”(Purgatorio, canto I, v. 5). Fa da contrasto a questa figura  l’angelo della Misericordia, ossia ”l’angelo benedetto”, che parla a Dante “con lieta voce”. L’intera sezione dedicata al Purgatorio è pervasa di visioni estatiche e dalla fatica del salire; quindi si susseguono incessantemente le figure che hanno compiuto  i peccati capitali: i superbi, i ciechi per invidia, gli iracondi, gli accidiosi, gli avari, i golosi, le due schiere dei lussuriosi ( tra cui, finalmente, appaiono Paolo e Francesca, tralasciati nello spazio espositivo dell’inferno). Il pathos si evince nella parte finale del Purgatorio, quando Virgilio esprime le sue ultime parole a Dante, prima di affidarlo a Beatrice. Dante, atterrito e sofferente per il distacco dal suo Maestro, prosegue con Beatrice nel suo percorso di purificazione, fino a divenire  “puro e disposto a salire le stelle” (Purgatorio, canto XXXIII, v. 145).

Giunto nel Paradiso, Dante è sempre più esitante. Beatrice risolve i suoi dubbi e gli dona quel conforto e quell’amor santo, che lo condurrà alla costellazione degli spiriti beati, agli angeli e ai santi, fino all’incontro con la Vergine e all’Empireo.

L’allestimento della mostra è risultato singolare ed accattivante anche per i colori predominanti nelle opere e sulle pareti: Rosso per l’inferno, Blu per il Purgatorio e Giallo ocra per il Paradiso.

Una preziosa opportunità (come sempre avviene nelle nostre "gite culturali") che, ancora una volta, coniugando la cultura alla convivialità e al piacere di stare insieme, ha offerto una ulteriore testimonianza dei valori fondanti del Rotary e della “umana specie”.


Tatiana Dell’Olio